Tutti i post by Clipeo

  • Separazione: a chi va l’affidamento esclusivo dei figli in caso di disinteresse di uno dei due coniugi?

    Separazione e affidamento esclusivo dei figli

    I figli devono essere affidati ad uno solo dei due coniugi se l’altro, dopo la separazione, non abbia provveduto ad un adeguato sostegno economico e affettivo. Questo è quanto stabilito dal Tribunale di Roma ed è anche quanto emerge da varie pronunce dei giudici nazionali. I genitori che si disinteressano dei figli  sia economicamente che emotivamente, quindi, rischiano di vedersi togliere l’affido condiviso.

    Cos’è l’affidamento esclusivo?

    L’affidamento esclusivo, che si contrappone a quello condiviso nel quale sono entrambi i genitori ad occuparsi dei figli, prevede l’affidamento della prole ad un solo dei due.

    La Cassazione specifica che, questo tipo di affidamento, venga considerato come un’eccezione alla regola dell’affido condiviso e che debba applicarsi solo ed esclusivamente quando esista una situazione grave che renda inapplicabile l’affido condiviso stesso. Per situazioni gravi si intendono tutti quei comportamenti che vanno a nuocere i figli per carenze comportamentali di uno dei due genitori e, quindi, che manifestino l’incapacità del genitore di contribuire alla tranquillità dell’ambiente familiare.

    Il codice civile non da una lista dettagliata delle circostanze che possono portare all’affidamento esclusivo, per questo sarà il giudice che, caso per caso, esprimerà il suo giudizio con “provvedimento motivato”. Ad ogni modo le esigenze del minore sono il  parametro principale di valutazione.

    Cosa giustifica l’affidamento esclusivo?

    Tra le situazioni che maggiormente determinano l’affido esclusivo ad un solo genitore, troviamo l’elevata conflittualità tra gli ex coniugi, la discontinuità nell’esercizio del diritto di visita, l’ obiettiva lontananza tra i genitori, la mancanza di considerazione verso le aspirazioni dei figli, la volontà congiunta dei genitori, la condizione di grave inadempimento psichico o fisico di un genitore e il disinteresse genitoriale.

    Il genitore a cui sono affidati i figli acquisisce l’esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale. Le decisioni di maggior interesse rimangono tuttavia a carico di entrambi i genitori, salvo diversa disposizione del giudice.

    L’affidamento esclusivo, quindi, non esclude che la responsabilità genitoriale sia esercitata da entrambi i coniugi, ma sarà comunque il giudice a determinarne le dinamiche e a decidere, in corso d’opera, se escludere tutto o in parte uno dei due.

    Nel caso di totale disinteresse da parte di uno dei due coniugi, con la conseguente concessione all’altro di tutte le decisioni di maggior interesse della prole, si può parlare di affido super esclusivo.

    affidamento_informazioni

    Come tutelare i propri figli di fronte ad un genitore poco presente?

    In queste delicate situazioni la cosa principale è quella di tutelare i figli. Per questo avere più informazioni possibili è fondamentale. Grazie al servizio Screening di Clipeo, vi sarà possibile acquisire tutte le informazioni necessarie per poter tutelare i vostri diritti e quelli dei vostri figli.

  • Casa assegnata all’ex moglie: chi paga il condominio?

    A chi spetta il pagamento degli oneri condominiali.

    Leggi tutto

  • Fine della convivenza e separazione tra conviventi con figli: spettano mantenimento e casa familiare?

    Convivenza di fatto: come si definisce?

    La legge definisce conviventi di fatto «due persone maggiorenni, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile».

    Diversamente  da quanto avviene per le unioni civili tra persone dello stesso sesso, nelle convivenze eterosessuali la legge non prevede l’obbligo di registrazione presso gli uffici del Comune. Diritti e doveri previsti nella nuova legge scattano in automatico per il semplice fatto di trovarsi in una condizione di convivenza di fatto stabile (intesa come dimora abituale nello stesso Comune) e si applicano anche a tutte le convivenze di fatto già esistenti (come nel  caso di specie) al momento dell’entrata in vigore della legge.

    Per i conviventi di fatto le dichiarazioni anagrafiche hanno solo un valore di prova in merito all’esistenza e alla durata della convivenza, la cui stabilità andrà accertata in base alle norme del Regolamento Anagrafico della popolazione residente. Norme che prevedono l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente di ogni Comune anche delle persone conviventi (nella definizione di “famiglia anagrafica” sono ricomprese, infatti, anche le persone legate da vincoli affettivi) e il conseguente rilascio delle relative certificazioni anagrafiche  (come, ad esempio, quelle relative al cambio di residenza o nella composizione della famiglia o della convivenza).

    Fine della convivenza

    A chi spettano gli alimenti alla fine della convivenza?

    In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro gli alimenti. Questi verranno concessi solo:

    • a chi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento

    • per un periodo proporzionale alla durata della convivenza, cioè limitato nel tempo (quanto tempo può stabilirlo solo il giudice perché la legge non dà indicazioni a riguardo) e nella misura determinata dal codice civile

    • in base all’ordine degli obbligati andrà adempiuta dal convivente con precedenza sui fratelli e sorelle. Dunque, l’eventuale obbligo del convivente viene solo dopo i genitori e i figli.

    Quali diritti sulla casa di abitazione alla fine della convivenza?

    Chi ha diritto a restare nella casa familiare dopo la cessazione della convivenza.

    Nel caso in cui una coppia di conviventi di cui uno solo dei partner sia proprietario dell’immobile adibito a residenza familiare, la legge prevede, nella sola ipotesi del decesso del convivente proprietario  una riserva di abitazione del convivente superstite della durata di:

    • due anni o di un periodo pari alla convivenza se superiore a due anni e comunque non superiore ai cinque anni;·

    • non meno di tre anni, se nella stessa coabitino figli minori o figli disabili del convivente.

    Queste scadenze si applicano automaticamente senza che gli eredi debbano ricorrere al giudice per usufruire del bene. Il diritto alla riserva di abitazione viene meno qualora il convivente superstite cessi di abitare stabilmente nella casa di comune residenza o contragga matrimonio, un’unione civile o una nuova convivenza di fatto.

    Diritti nella separazione tra conviventi con figli

    A questa ipotesi poi la legge fa salvo il caso in cui il giudice, in presenza di figli comuni, abbia disposto l’assegnazione della casa familiare al convivente superstite a seguito della separazione dei genitori; in tale ipotesi, infatti, il diritto di godimento sull’immobile cesserà solo una volta che la prole, ancorché maggiorenne, abbia raggiunto l’autosufficienza economica.

    Il codice civile, stabilisce che in caso di separazione tra conviventi con figli, questi ultimi  di conviventi godano degli stessi diritti dei figli nati all’interno dei matrimonio.

    I criteri per l’assegnazione della casa familiare, quindi, privilegiano sempre l’interesse dei figli a permanere nell’habitat domestico nel quale sono cresciuti e che, specie in caso di figli piccoli privilegiano la collocazione dei minori (specie se ancora in tenera età) presso la madre. La presenza di un minore, infatti, attribuisce alla madre il pieno diritto di chiedere, nell’ambito di una domanda di regolamentazione dell’affidamento e del mantenimento del figlio anche l’assegnazione della casa, senza che il giudice possa tenere conto della titolarità di altri immobili. Tale assegnazione può durare fino a quando  il bambino non diventa maggiorenne ed economicamente autosufficiente.

    In mancanza di figli, invece, in caso della cessazione della convivenza, il proprietario dell’immobile deve concedere al partner un congruo termine per andare via di casa e trovare una nuova sistemazione.

    Fine della convivenza: il consiglio pratico

    Il consiglio è quindi quello di cercare un accordo con l’ex compagno (eventualmente avvalendosi di un percorso di mediazione familiare o di pratica collaborativa) in modo che il giudice, come previsto dalla legge possa semplicemente «prendere atto degli accordi intervenuti tra i genitori.

    fine della convivenza

    fine-convivenza

    Come fare per conoscere la situazione patrimoniale del partner?

    In queste situazioni diventa sempre più importante avere una visione nitida e completa della situazione economico/patrimoniale del partner. Clipeo con il servizio DETECT PERSONA FISICA vi aiuta ad avere queste informazioni fornendovi gli strumenti necessari alla vostra tutela.

  • Lavori in casa: come fare se l’impresa chiede più di quanto stipulato nel contratto?

    Ecco quando è giusto pagare un prezzo superiore a quello concordato.

    Leggi tutto

  • Permesso di lavoro per studio: posso assumere come baby sitter una studentessa straniera?

    Vi sarà capitato di vedere annunci di ricerca di lavoro da parte di studentesse straniere, che per mantenersi agli studi durante il loro soggiorno di Italia, si candidano come lavoratrici part time, soprattutto nell’ambito della cura domestica. Se da un lato può essere molto vantaggioso assumere una studentessa straniera come baby sitter per i propri figli, dall’altro a livello burocratico, è bene prestare attenzione ad alcune norme ben precise in relazione al permesso di soggiorno per studio.

    Come funziona il permesso di soggiorno per studio?

    In linea generale il permesso di soggiorno per studio è rilasciato allo scopo di seguire dei corsi, di carattere formativo, in Italia. La legge però consente, a chi possiede questo tipo di permesso, di svolgere anche attività di lavoro subordinato, entro dei limiti specifici legati all’orario di lavoro. Un lavoratore con permesso di soggiorno per studio, può essere assunto a patto che non si superino le 20 ore lavorative a settimana, per un massimo di 52 settimane. Si parla quindi di massimo 1.040 ore lavorative in un anno.

    Questo significa che la lavoratrice, sottostando a queste regole, può essere assunta senza dover cambiare il suo permesso di soggiorno. Se l’orario di lavoro dovesse aumentare rispetto a quanto detto, è consentito convertire il permesso studio in quello per lavoro.

    In entrambi i casi la comunicazione di assunzione è obbligatoria e nello specifico, nel caso di una baby sitter, andrà fatta all’inps.

    5 consigli utili per avere maggiori sicurezze sulla persona che state per assumere

    Seguire pochi e semplici accorgimenti può essere un grande aiuto nella valutazione della persona che avete di fronte, soprattutto se straniera:

    1. Assicuratevi che i suoi documenti siano in regola e che abbia un permesso di soggiorno studio valido.
    2. Verificate che il suo permesso studio sia realmente idoneo alla sua situazione e quindi chiedete informazioni sul suo corso, magari con una copia dell’iscrizione alla scuola o con un attestato di frequenza.
    3. Chiedete informazioni al proprietario del luogo in cui soggiorna. Che sia un ostello, appartamento, stanza in condivisione, ecc avere un feedback delle persone che hanno rapporti con lei è sempre una buona cosa.
    4. Verificate se ha lavorato o sta lavorando per altre persone. Non solo per non rischiare di uscire dal monte ore ritenuto legale per una lavoratrice in permesso studio, ma anche per avere delle referenze sulla persona. L’esperienza pregressa è sempre un valore aggiunto, soprattutto in questo tipo di occupazioni. Ricordatevi che gli state affidando i vostri figli e che quindi ogni controllo non è mai troppo!
    5. Ricordatevi di seguire tutti gli accorgimenti necessari nella scelta di una babysitter. L’empatia, la preparazione, la predisposizione al ruolo (come già detto nell’articolo Baby Sitter: come scegliere la persona giusta e tenersela cara) sono tutti fattori determinanti per effettuare una buona scelta a prescindere dalla nazionalità.

    Come fare per avere una visione più chiara della persona che abbiamo di fronte?

    Per avere un’opinione più esaustiva di chi avete di fronte è importante avere delle informazioni mirate e dettagliate. Clipeo, grazie al servizio Screening, è in grado di fornirvi una visione chiara e completa della persona che volete assumere, tutelando voi e i vostri cari.

    informazioni-assunzione

     

  • L’infedeltà coniugale può essere causa di addebito in fase di divorzio?

    Molto spesso la causa scatenante di una separazione è l’infedeltà coniugale, ovvero il tradimento. Si pensa però, erroneamente, che per far condannare il coniuge, addebitandogli la colpa per la fine del matrimonio, sia sufficiente provare la sua infedeltà (anche occasionale o virtuale) con un’altra persona. Non è così.

    Per ottenere l’addebito per infedeltà coniugale è necessario dimostrare che il tradimento sia stato la causa scatenante della separazione. Questo significa che l’infedeltà, può determinare l’addebito solo nel caso in cui la coppia non risultasse già in crisi per altre ragioni, prima del tradimento stesso. Se così fosse, l’infedeltà sarebbe solo una conseguenza della situazione già instabile e quindi, non imputabile come causa scatenante della separazione. Per essa non ci potrebbe essere nessuna condanna. Se una coppia si avvia alla separazione per motivi legati per esempio all’intollerabilità reciproca, il tradimento sarebbe lecito. Su questo aspetto sono intervenute due sentenze, la prima della Cassazione e la seconda del Tribunale di Milano.

    Perché fare causa in caso di infedeltà coniugale?

    Perché è necessario dimostrare il tradimento del coniuge? Principalmente serve per impedire che questo chieda il mantenimento qualora abbia un reddito basso o sia disoccupato. Se a dover versare il mantenimento è il coniuge con il reddito più alto è del tutto indifferente che questi subisca l’addebito, sarà comunque tenuto a pagare l’assegno mensile.

    Il mantenimento non è una sanzione attuata perché uno dei due coniugi ha tradito l’altro. Esso scatta anche in assenza di colpa di uno o di entrambi i coniugi. E’ una misura assistenziale volta a garantire, a chi non ce la fa, le risorse necessarie al suo mantenimento.

    Le conseguenze dell’addebito, e quindi dell’infedeltà, sono due. Chi è riconosciuto colpevole non può:

    • Chiedere il mantenimento. Se si trova in condizioni disperate, può esigere solo gli alimenti, la cui somma è inferiore al mantenimento stesso.

    • Ereditare i beni dell’altro coniuge nel caso in cui questo muoia nel periodo (al massimo 1 anno) che va tra la separazione e il divorzio. Una volta ottenuto il divorzio si perdono tutti i diritti ereditari.

    A fronte di quanto detto, le battaglie per ottenere l’addebito in fase di divorzio sono quasi sempre lotte di principio, soprattutto quando a farle è il coniuge con il reddito più basso che, in ogni caso, avrebbe comunque diritto al mantenimento.

    Cosa dimostrare per ottenere l’addebito in caso di infedeltà coniugale?

    Come detto, il coniuge che richiede l’addebito deve dimostrare che la crisi coniugale è ricollegabile esclusivamente al comportamento infedele dell’altro. Deve inoltre dimostrare che il comportamento colpevole del coniuge abbia determinato l’intollerabilità della prosecuzione della convivenza. Dall’altra parte il coniuge infedele deve dimostrare che il tradimento è avvenuto a fronte di una situazione di crisi precedente.

    Secondo la Cassazione la sentenza di addebito della separazione non può fondarsi sulla sola prova del tradimento, essendo invece necessario accertare se tale violazione abbia assunto efficacia nel determinarsi della crisi del rapporto coniugale. Se sia stata, quindi, la causa del distacco tra i coniugi.

    Questa posizione è avvalorata dalla sentenza del Tribunale di Milano. Per ottenere l’addebito, bisogna dimostrare che l’adulterio sia avvenuto precedentemente alla crisi e che ne sia stato la causa e non l’effetto. Se uno dei due coniugi ha intrattenuto una relazione extraconiugale ma ad esso non viene collegata la prova del fatto che sia stato questo comportamento a generare la crisi, il tradimento risulta ininfluente.

    Come essere sicuri della situazione del vostro ex coniuge?

    Grazie a Clipeo è possibile avere una visione più nitida della situazione del vostro ex coniuge. Il servizio Screening vi offre gli strumenti necessari per avere un quadro dettagliato della situazione privata e lavorativa del vostro ex partner garantendovi una maggior tutela.

    informazioni-ex-coniuge

  • Cosa rischia chi convive con una persona con debiti?

    conto debitore comune coniuge

    Molto spesso, quando ci si sposa, per comodità si sceglie di avere un unico conto corrente, a volte con un unico intestatario, sul quale vanno a confluire gli stipendi di entrambi i coniugi. Anche se la soluzione migliore è sempre quella di avere la doppia intestazione capita che, per tutelare lo stipendio di uno dei due soggetto a debiti personali, si scelga di effettuare l’intestazione a uno solo dei coniugi.

    Perché avere un conto unico?

    La scelta di avere un unico conto corrente su cui far accreditare entrambi gli stipendi può essere dettata da varie ragioni. Anche se la soluzione migliore è sempre quella di avere la doppia intestazione, per facilitare le pratiche di accredito e prelievo, capita che, per tutelarsi dalla riscossione di possibili debiti, si scelga di effettuare l’intestazione a uno solo dei coniugi. In caso di conto cointestato, si presume che ciascuno dei coniugi sia titolare del 50% del totale. Se uno dei due coniugi ha debiti personali di varia entità, il creditore ha diritto di riscossione sul 50% dell’intero conto mentre solo il restante 50% viene tutelato. Questo non avviene con un unico intestatario. Se il conto, infatti,  viene intestato unicamente al coniuge non soggetto a debiti, anche lo stipendio del debitore viene tutelato, perché non ne risulta titolare.

    E’ possibile confluire lo stipendio della moglie sul conto del marito (o viceversa)?

    Non esiste nessuna norma che vieta che il proprio stipendio venga accreditato sul conto di un terzo, ma vi sono comunque degli ostacoli da superare.

    1- Il primo ostacolo si ha in relazione ai rapporti con il datore di lavoro. Questo potrebbe rifiutarsi di pagare lo stipendio con un bonifico su un conto non intestato al dipendente. La legge dice che il datore di lavoro può scegliere le modalità a lui più consone per versare la busta paga al dipendente. Tuttavia, l’acconto su un conto diverso, non comporta aumenti di costo per l’azienda, quindi il problema non sussiste in presenza di un’apposita liberatoria rilasciata dal dipendente stesso.

    2- Il secondo ostacolo riguarda i rapporti bancari. Il lavoratore deve comunicare al suo datore di lavoro tutti i dati relativi all’intestatario del conto sul quale dovrà confluire lo stipendio. In questo modo il  bonifico non verrà rifiutato.

    Questo escamotage non è comunque del tutto tutelante nei confronti dei creditori, i quali potrebbero far pignorare lo stipendio, nella misura del quinto, direttamente dal datore di lavoro.

    Cosa succede se marito e moglie si separano?

    Nel caso in cui marito e moglie decidano di separarsi, ci sono diverse conseguenze. Queste variano a seconda che si abbia scelto il regime patrimoniale della comunione legale o della separazione dei beni, e che abbiano deciso di avere un conto cointestato o conti separati.

    In comunione dei beni il conto, intestato ad uno solo dei due coniugi o cointestato, va diviso in parti uguali. Quindi, anche se il conto è intestato solo alla moglie o solo al marito, al momento della separazione la giacenza residua va sempre divisa in parti uguali.

    In separazione dei beni, i conti individuali non vanno divisi, mentre quello cointestato sì, perché appartiene ai coniugi al 50%. Il coniuge che abbia fatto accreditare il suo stipendio sul conto dell’altro, e che voglia rivendicare ciò che è suo, dovrà fornire opportuna prova dei relativi bonifici, esibendo, se opportuno, gli estratti conto della banca, la copia della liberatoria rilasciata all’azienda, o un eventuale accordo siglato con l’altro coniuge riguardo a tale accredito.

    Per un creditore, quindi, è sempre preferibile seppur la restituzione del debito sia più lunga, scegliere di pignorare lo stipendio del debitore, nella misura di un quinto, presso il datore di lavoro e/o ente erogatore in caso di pensione. Così facendo il pignoramento viene notificato al datore di lavoro invece che alla banca, garantendo al creditore di recuperare quanto dovuto.

    Come fare per verificare la situazione lavorativa del vostro debitore?

    Clipeo, grazie al servizio JOB, vi permette di rintracciare il posto di lavoro del vostro debitore. Tramite un’indagine mirata ad individuare sia l’attuale attività lavorativa di una persona fisica (alle dipendenze di terzi e/o autonoma), sia gli eventuali trattamenti pensionistici, vi garantisce una maggior tutela dei vostri interessi in caso di riscossione di un credito.

    tutelare-crediti-debitore

  • Sicurezza su internet: quali accorgimenti è bene seguire per evitare di cadere vittima di truffe o raggiri online?

    sicurezza su internet

    In tema di sicurezza su internet, è risaputo che il web non sia un posto sicuro è un dato ormai assodato. Sono molte le truffe che circolano in rete e che coprono vari ambiti. Il problema principale riguarda la condivisione dei dati, non solo per i rischi legati allo spam e alla violazione della privacy, ma anche per il fatto che i nostri dati personali e informazioni private possono diventare strumenti di ricatto e di crimini di vario genere.

    Se è vero che è un posto poco sicuro, è anche vero che ad oggi bastano pochi e semplici accorgimenti per evitare di cadere vittima di truffe o raggiri online.

    Sicurezza su internet: ecco sette semplici accorgimenti per evitare truffe e raggiri online

    1) Controllate il sito su cui navigate

    Controllate la URL del sito. Se un indirizzo internet inizia con il suffisso https e ha l’icona di un lucchetto sulla barra degli indirizzi si tratta di un sito sicuro, certificato da un’autorità nazionale. Le informazioni che lascerete su questi siti non verranno captate da pirati informatici ma resteranno negli archivi del sito stesso.

    2) Non inviate i vostri documenti d’identità

    Fate molta attenzione e non fidatevi. Sono pochissimi i casi in cui è necessario inviare i documenti di identità (es. aperture conti correnti online).

    3) Non usate carte di credito

    La carta di credito è un metodo facile e veloce per pagare su internet ma si rischia di mettere allo scoperto il conto corrente. La scelta migliore per i pagamenti on line è la carta prepagata.

    4) Non diffondete i vostri dati anagrafici e il vostro numero di telefono privato

    Non divulgate mai le vostre informazioni di contatto, a meno che non sia strettamente necessario, vi porterà un gran numero di spam e di contatti non richiesti.

    5) Non rivelate troppo del vostro lavoro

    Fornire informazioni relative al proprio lavoro non è mai una buona idea. Senza saperlo si potrebbe violare la policy aziendale e il datore di lavoro potrebbe giustamente contestarvi questo comportamento. Eventuali malintenzionati poi, conoscendo la vostra occupazione potrebbero raggirarvi con finte offerte di lavoro.

    6) Non aprire gli allegati delle email

    Non aprite mai allegati di email da persone sconosciute, specie se si tratta di formati zippati o compressi. Molto spesso si tratta di virus. Dovete sempre leggere l’indirizzo email e il mittente della posta e accertarvi, attraverso i motori di ricerca, di chi si tratta.

    7) Disattivate la geolocalizzazione

    Quasi tutte le app che si installano sul telefonino hanno un sistema di geolocalizzazione: in poche parole sanno dove vi trovate e dove state andando. E’ bene disattivare questo dispositivo per evitare che chiunque possa conoscere i vostri spostamenti.

    Come tutelarsi da chi ci contatta con dubbie intenzioni?

    Se nonostante tutti questi accorgimenti, venite contattati da persone o aziende per offerte di lavoro, recupero crediti, offerte di promozioni o servizi ecc, l’unico modo per tutelarsi è cercare di informarsi su chi abbiamo di fronte. Clipeo, grazie al servizio RISK PROFILE, è in grado di fornirvi un quadro dettagliato su chi vi contatta, attraverso un’indagine mirata ad identificare gli aspetti personali e professionali della persona. Tutelatevi con Clipeo.

    tutelarmi-truffe-online

  • Nuove regole in fase di divorzio: niente assegno all’ex autosufficiente.

    divorzio

    A seguito della sentenza della Corte di Cassazione in cui è stato cancellato il concetto di “tenore di vita” nella cause di divorzio, una nuova sentenza del Tribunale di Milano ha dato maggiori chiarimenti sui criteri del calcolo dell’assegno di mantenimento all’ex coniuge. Se l’ex moglie o marito guadagnano più di mille euro non si ha diritto a nessun assegno.

    Cosa si intende per indipendenza economica?

    Secondo la sentenza del 22 maggio 2017, mille euro sono una somma di denaro sufficiente a garantire le spese considerati essenziali e di conseguenza l’indipendenza economica. Questa viene definita come “la capacità per una determinata persona, adulta e sana, di provvedere al proprio sostentamento, inteso come capacità di avere risorse per le spese essenziali (vitto, alloggio, esercizio dei diritti fondamentali)”, tenendo conto del contesto sociale in cui è inserita.

    Al di sopra di mille euro si viene considerati autosufficienti e si perde il diritto ad avere l’assegno di mantenimento. Questo perché, secondo la legge, la soglia massima oltre la quale un cittadino non può più accedere al patrocinio a spese dello Stato, è oggi fissata a 11.528,41 euro annui, circa mille euro al mese.

    La sentenza 11504/2017 ha quindi ribadito che il tenore di vita matrimoniale non legittima al riconoscimento del mantenimento, che spetta invece solo quando l’ex coniuge non è economicamente indipendente.

    Le nuove regole sono già applicabili

    L’ordinanza del tribunale di Milano ha realizzato quanto stabilito precedentemente dalla Cassazione e i mezzi che rendono la persona autosufficiente sono stati concretizzati. Importante è che, per il Tribunale, le nuove regole che determinano l’assegno di mantenimento in caso di divorzio sono già applicabili alle cause attualmente in corso.

    Per questo motivo conoscere la situazione economica e lavorativa dell’ex coniuge è fondamentale per una maggior tutela dei propri diritti in fase di divorzio.

    Come fare per sapere la condizione economica dell’ex coniuge?

    Avere una visione chiara della situazione economica dell’ex coniuge non è mai semplice. Clipeo, grazie al servizio JOBANK vi fornisce un valido aiuto per identificare in modo dettagliato la condizione lavorativa ed economica del vostro ex coniuge tutelando i vostri interessi e i vostri diritti.

    tutelare-diritti-divorzio

     

  • Cyber bullismo: approvata la legge a tutela dei minori.

    Cyber bullismo

    L’approvazione definitiva alla Camera del testo “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo“, rappresenta un passo fondamentale verso la tutela dei minori, soprattutto con l’aumento dell’utilizzo di internet e dei social media da parte dei giovani.

    Cos’è il cyber bullismo?

    Si parla di cyber bullismo ogni volta che ci si trova di fronte ad atti di bullismo per via telematica. La legge ne da una definizione precisa: “il bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali, realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo”.

    Perché una legge mirata ai minori?

    I motivi per cui ci si è focalizzati sulla tutela dei minori sono molteplici:

    1 – In primo luogo la legge si discosta dall’orientamento iniziale che prevedeva la sanzione penale, in questo caso probabilmente poco utile. La legge, infatti, circoscrive il raggio di azione ai minori privilegiando la prevenzione e gli interventi di carattere educativo.

    2 – In secondo luogo, definendo il bullismo telematico come una forma di pressione, denigrazione, ecc, ai danni del minore, si circoscrive l’ambito di tutela al mondo minorile, logicamente più indifeso, creando una corsia preferenziale nella gestione dei vari casi e accelerando così le pratiche di contrasto verso il bullismo sul web.

    3 –  Terzo, offre strumenti di protezione mirati ed efficaci, molto più veloci rispetto alla norma penale. Si prevede che il minore sopra i 14 anni di età, vittima di cyber bullismo, possa chiedere al gestore del sito internet o del social o al titolare del trattamento dei dati, di oscurare, rimuovere e bloccare i contenuti diffusi in rete a suo danno. Nel caso in cui questo non avvenga entro 48 ore, l’interessato e i suoi genitori, possono richiedere l’intervento del Garante della Privacy, che dovrà intervenire entro le successive 48 ore.

    4 – Quarto punto, si interviene sul piano educativo, rispetto ad un tema che coinvolge, sia come vittime che come carnefici, dei minori. Si prevede che, in ogni istituto, venga designato un professore che si occupi delle iniziative contro il cyber bullismo, che dovrà interagire con le forze dell’ordine, le associazione e i centri di aggregazione giovanili. Il preside poi, avrà il compito di avvisare tempestivamente le famiglie dei minori coinvolti e di attivare misure educative mirate.

    Importante sarà anche effettuare dei piani di formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti, la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei soggetti coinvolti.

    Proprio per contrastare o arginare questo problema, è bene conoscere chi si ha di fronte. Sia che si parli di bullismo che di cyber bullismo, avere informazioni sui soggetti interessati e sui loro familiari può essere di grande aiuto per combattere ed evitare questi fenomeni.

    Come fare per avere un quadro nitido di chi avete di fronte?

    Se conoscere la persona che sta agendo a danno dei vostri cari non è così immediato, Clipeo vi fornisce un aiuto per capire chi avete di fronte. Grazie al servizio SCREENING potrete avere una visione approfondita sulle persone di cui necessitate informazioni, ottenendo un quadro chiaro e dettagliato della loro situazione. Tutelate i vostri cari con Clipeo.

    tutelare-cari