Cosa rischia chi convive con una persona con debiti?
Molto spesso, quando ci si sposa, per comodità si sceglie di avere un unico conto corrente, a volte con un unico intestatario, sul quale vanno a confluire gli stipendi di entrambi i coniugi. Anche se la soluzione migliore è sempre quella di avere la doppia intestazione capita che, per tutelare lo stipendio di uno dei due soggetto a debiti personali, si scelga di effettuare l’intestazione a uno solo dei coniugi.
Perché avere un conto unico?
La scelta di avere un unico conto corrente su cui far accreditare entrambi gli stipendi può essere dettata da varie ragioni. Anche se la soluzione migliore è sempre quella di avere la doppia intestazione, per facilitare le pratiche di accredito e prelievo, capita che, per tutelarsi dalla riscossione di possibili debiti, si scelga di effettuare l’intestazione a uno solo dei coniugi. In caso di conto cointestato, si presume che ciascuno dei coniugi sia titolare del 50% del totale. Se uno dei due coniugi ha debiti personali di varia entità, il creditore ha diritto di riscossione sul 50% dell’intero conto mentre solo il restante 50% viene tutelato. Questo non avviene con un unico intestatario. Se il conto, infatti, viene intestato unicamente al coniuge non soggetto a debiti, anche lo stipendio del debitore viene tutelato, perché non ne risulta titolare.
E’ possibile confluire lo stipendio della moglie sul conto del marito (o viceversa)?
Non esiste nessuna norma che vieta che il proprio stipendio venga accreditato sul conto di un terzo, ma vi sono comunque degli ostacoli da superare.
1- Il primo ostacolo si ha in relazione ai rapporti con il datore di lavoro. Questo potrebbe rifiutarsi di pagare lo stipendio con un bonifico su un conto non intestato al dipendente. La legge dice che il datore di lavoro può scegliere le modalità a lui più consone per versare la busta paga al dipendente. Tuttavia, l’acconto su un conto diverso, non comporta aumenti di costo per l’azienda, quindi il problema non sussiste in presenza di un’apposita liberatoria rilasciata dal dipendente stesso.
2- Il secondo ostacolo riguarda i rapporti bancari. Il lavoratore deve comunicare al suo datore di lavoro tutti i dati relativi all’intestatario del conto sul quale dovrà confluire lo stipendio. In questo modo il bonifico non verrà rifiutato.
Questo escamotage non è comunque del tutto tutelante nei confronti dei creditori, i quali potrebbero far pignorare lo stipendio, nella misura del quinto, direttamente dal datore di lavoro.
Cosa succede se marito e moglie si separano?
Nel caso in cui marito e moglie decidano di separarsi, ci sono diverse conseguenze. Queste variano a seconda che si abbia scelto il regime patrimoniale della comunione legale o della separazione dei beni, e che abbiano deciso di avere un conto cointestato o conti separati.
In comunione dei beni il conto, intestato ad uno solo dei due coniugi o cointestato, va diviso in parti uguali. Quindi, anche se il conto è intestato solo alla moglie o solo al marito, al momento della separazione la giacenza residua va sempre divisa in parti uguali.
In separazione dei beni, i conti individuali non vanno divisi, mentre quello cointestato sì, perché appartiene ai coniugi al 50%. Il coniuge che abbia fatto accreditare il suo stipendio sul conto dell’altro, e che voglia rivendicare ciò che è suo, dovrà fornire opportuna prova dei relativi bonifici, esibendo, se opportuno, gli estratti conto della banca, la copia della liberatoria rilasciata all’azienda, o un eventuale accordo siglato con l’altro coniuge riguardo a tale accredito.
Per un creditore, quindi, è sempre preferibile seppur la restituzione del debito sia più lunga, scegliere di pignorare lo stipendio del debitore, nella misura di un quinto, presso il datore di lavoro e/o ente erogatore in caso di pensione. Così facendo il pignoramento viene notificato al datore di lavoro invece che alla banca, garantendo al creditore di recuperare quanto dovuto.
Come fare per verificare la situazione lavorativa del vostro debitore?
Clipeo, grazie al servizio JOB, vi permette di rintracciare il posto di lavoro del vostro debitore. Tramite un’indagine mirata ad individuare sia l’attuale attività lavorativa di una persona fisica (alle dipendenze di terzi e/o autonoma), sia gli eventuali trattamenti pensionistici, vi garantisce una maggior tutela dei vostri interessi in caso di riscossione di un credito.