Tutti i post in Attualità

  • Badante picchia anziana: ennesimo episodio di maltrattamento

    La protagonista di questa terribile vicenda svoltasi a Cassano Magnago in provincia di Varese, è un’anziana donna di 87 anni che veniva da tempo brutalmente picchiata dalla badante ucraina sessantanovenne.

    Badante picchia anziana: la vicenda

    I carabinieri ieri hanno fatto irruzione nell’appartamento della donna, non autosufficiente, proprio mentre veniva aggredita brutalmente. Da qualche giorno i militari stavano monitorando il comportamento della badante, dopo aver installato in casa alcune telecamere, a seguito della segnalazione dei suoi familiari che da tempo la notavano stranamente remissiva e spaventata.

    La badante ucraina avrebbe picchiato l’anziana donna ripetutamente mentre mangiava, ingiuriandola e sottoponendola a umiliazioni ricorrenti mentre era in bagno. In Italia da oltre 20 anni, la 69enne ha sempre lavorato presso famiglie in varie zone della Lombardia. Sono in corso accertamenti per verificare non vi siano state altre vittime del suo brutale comportamento. La donna è stata accompagnata in carcere a Como.

    (Fonte: Ansa.it)

    Maltrattamento anziani: proteggiamo i nostri cari

    Siamo sempre sicuri di mettere i nostri cari nelle mani giuste? In gran parte dei casi ci si accorge di essersi affidati a persone poco raccomandabili quando ormai è troppo tardi, specialmente nel caso in cui l’anziano non è in grado di comunicare quanto sta accadendo. Ma il modo per tutelarsi esiste!

    Servizio Screening di Clipeo

    Prima di assumere una badante, accertatevi di mettere i vostri cari in mani sicure affidandovi al servizio SCREENING  di Clipeo, un rapporto completo e approfondito sulle persone fisiche che prende in considerazione diversi ambiti riguardanti il soggetto, da quello privato a quello lavorativo e permette di avere così una fotografia quanto più precisa della persona che abbiamo davanti.

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  • Fine della convivenza e separazione tra conviventi con figli: spettano mantenimento e casa familiare?

    Convivenza di fatto: come si definisce?

    La legge definisce conviventi di fatto «due persone maggiorenni, unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile».

    Diversamente  da quanto avviene per le unioni civili tra persone dello stesso sesso, nelle convivenze eterosessuali la legge non prevede l’obbligo di registrazione presso gli uffici del Comune. Diritti e doveri previsti nella nuova legge scattano in automatico per il semplice fatto di trovarsi in una condizione di convivenza di fatto stabile (intesa come dimora abituale nello stesso Comune) e si applicano anche a tutte le convivenze di fatto già esistenti (come nel  caso di specie) al momento dell’entrata in vigore della legge.

    Per i conviventi di fatto le dichiarazioni anagrafiche hanno solo un valore di prova in merito all’esistenza e alla durata della convivenza, la cui stabilità andrà accertata in base alle norme del Regolamento Anagrafico della popolazione residente. Norme che prevedono l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente di ogni Comune anche delle persone conviventi (nella definizione di “famiglia anagrafica” sono ricomprese, infatti, anche le persone legate da vincoli affettivi) e il conseguente rilascio delle relative certificazioni anagrafiche  (come, ad esempio, quelle relative al cambio di residenza o nella composizione della famiglia o della convivenza).

    Fine della convivenza

    A chi spettano gli alimenti alla fine della convivenza?

    In caso di cessazione della convivenza di fatto, il giudice stabilisce il diritto del convivente di ricevere dall’altro gli alimenti. Questi verranno concessi solo:

    • a chi versi in stato di bisogno e non sia in grado di provvedere al proprio mantenimento

    • per un periodo proporzionale alla durata della convivenza, cioè limitato nel tempo (quanto tempo può stabilirlo solo il giudice perché la legge non dà indicazioni a riguardo) e nella misura determinata dal codice civile

    • in base all’ordine degli obbligati andrà adempiuta dal convivente con precedenza sui fratelli e sorelle. Dunque, l’eventuale obbligo del convivente viene solo dopo i genitori e i figli.

    Quali diritti sulla casa di abitazione alla fine della convivenza?

    Chi ha diritto a restare nella casa familiare dopo la cessazione della convivenza.

    Nel caso in cui una coppia di conviventi di cui uno solo dei partner sia proprietario dell’immobile adibito a residenza familiare, la legge prevede, nella sola ipotesi del decesso del convivente proprietario  una riserva di abitazione del convivente superstite della durata di:

    • due anni o di un periodo pari alla convivenza se superiore a due anni e comunque non superiore ai cinque anni;·

    • non meno di tre anni, se nella stessa coabitino figli minori o figli disabili del convivente.

    Queste scadenze si applicano automaticamente senza che gli eredi debbano ricorrere al giudice per usufruire del bene. Il diritto alla riserva di abitazione viene meno qualora il convivente superstite cessi di abitare stabilmente nella casa di comune residenza o contragga matrimonio, un’unione civile o una nuova convivenza di fatto.

    Diritti nella separazione tra conviventi con figli

    A questa ipotesi poi la legge fa salvo il caso in cui il giudice, in presenza di figli comuni, abbia disposto l’assegnazione della casa familiare al convivente superstite a seguito della separazione dei genitori; in tale ipotesi, infatti, il diritto di godimento sull’immobile cesserà solo una volta che la prole, ancorché maggiorenne, abbia raggiunto l’autosufficienza economica.

    Il codice civile, stabilisce che in caso di separazione tra conviventi con figli, questi ultimi  di conviventi godano degli stessi diritti dei figli nati all’interno dei matrimonio.

    I criteri per l’assegnazione della casa familiare, quindi, privilegiano sempre l’interesse dei figli a permanere nell’habitat domestico nel quale sono cresciuti e che, specie in caso di figli piccoli privilegiano la collocazione dei minori (specie se ancora in tenera età) presso la madre. La presenza di un minore, infatti, attribuisce alla madre il pieno diritto di chiedere, nell’ambito di una domanda di regolamentazione dell’affidamento e del mantenimento del figlio anche l’assegnazione della casa, senza che il giudice possa tenere conto della titolarità di altri immobili. Tale assegnazione può durare fino a quando  il bambino non diventa maggiorenne ed economicamente autosufficiente.

    In mancanza di figli, invece, in caso della cessazione della convivenza, il proprietario dell’immobile deve concedere al partner un congruo termine per andare via di casa e trovare una nuova sistemazione.

    Fine della convivenza: il consiglio pratico

    Il consiglio è quindi quello di cercare un accordo con l’ex compagno (eventualmente avvalendosi di un percorso di mediazione familiare o di pratica collaborativa) in modo che il giudice, come previsto dalla legge possa semplicemente «prendere atto degli accordi intervenuti tra i genitori.

    fine della convivenza

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    Come fare per conoscere la situazione patrimoniale del partner?

    In queste situazioni diventa sempre più importante avere una visione nitida e completa della situazione economico/patrimoniale del partner. Clipeo con il servizio DETECT PERSONA FISICA vi aiuta ad avere queste informazioni fornendovi gli strumenti necessari alla vostra tutela.

  • Lavori in casa: come fare se l’impresa chiede più di quanto stipulato nel contratto?

    Ecco quando è giusto pagare un prezzo superiore a quello concordato.

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  • Cosa rischia chi convive con una persona con debiti?

    conto debitore comune coniuge

    Molto spesso, quando ci si sposa, per comodità si sceglie di avere un unico conto corrente, a volte con un unico intestatario, sul quale vanno a confluire gli stipendi di entrambi i coniugi. Anche se la soluzione migliore è sempre quella di avere la doppia intestazione capita che, per tutelare lo stipendio di uno dei due soggetto a debiti personali, si scelga di effettuare l’intestazione a uno solo dei coniugi.

    Perché avere un conto unico?

    La scelta di avere un unico conto corrente su cui far accreditare entrambi gli stipendi può essere dettata da varie ragioni. Anche se la soluzione migliore è sempre quella di avere la doppia intestazione, per facilitare le pratiche di accredito e prelievo, capita che, per tutelarsi dalla riscossione di possibili debiti, si scelga di effettuare l’intestazione a uno solo dei coniugi. In caso di conto cointestato, si presume che ciascuno dei coniugi sia titolare del 50% del totale. Se uno dei due coniugi ha debiti personali di varia entità, il creditore ha diritto di riscossione sul 50% dell’intero conto mentre solo il restante 50% viene tutelato. Questo non avviene con un unico intestatario. Se il conto, infatti,  viene intestato unicamente al coniuge non soggetto a debiti, anche lo stipendio del debitore viene tutelato, perché non ne risulta titolare.

    E’ possibile confluire lo stipendio della moglie sul conto del marito (o viceversa)?

    Non esiste nessuna norma che vieta che il proprio stipendio venga accreditato sul conto di un terzo, ma vi sono comunque degli ostacoli da superare.

    1- Il primo ostacolo si ha in relazione ai rapporti con il datore di lavoro. Questo potrebbe rifiutarsi di pagare lo stipendio con un bonifico su un conto non intestato al dipendente. La legge dice che il datore di lavoro può scegliere le modalità a lui più consone per versare la busta paga al dipendente. Tuttavia, l’acconto su un conto diverso, non comporta aumenti di costo per l’azienda, quindi il problema non sussiste in presenza di un’apposita liberatoria rilasciata dal dipendente stesso.

    2- Il secondo ostacolo riguarda i rapporti bancari. Il lavoratore deve comunicare al suo datore di lavoro tutti i dati relativi all’intestatario del conto sul quale dovrà confluire lo stipendio. In questo modo il  bonifico non verrà rifiutato.

    Questo escamotage non è comunque del tutto tutelante nei confronti dei creditori, i quali potrebbero far pignorare lo stipendio, nella misura del quinto, direttamente dal datore di lavoro.

    Cosa succede se marito e moglie si separano?

    Nel caso in cui marito e moglie decidano di separarsi, ci sono diverse conseguenze. Queste variano a seconda che si abbia scelto il regime patrimoniale della comunione legale o della separazione dei beni, e che abbiano deciso di avere un conto cointestato o conti separati.

    In comunione dei beni il conto, intestato ad uno solo dei due coniugi o cointestato, va diviso in parti uguali. Quindi, anche se il conto è intestato solo alla moglie o solo al marito, al momento della separazione la giacenza residua va sempre divisa in parti uguali.

    In separazione dei beni, i conti individuali non vanno divisi, mentre quello cointestato sì, perché appartiene ai coniugi al 50%. Il coniuge che abbia fatto accreditare il suo stipendio sul conto dell’altro, e che voglia rivendicare ciò che è suo, dovrà fornire opportuna prova dei relativi bonifici, esibendo, se opportuno, gli estratti conto della banca, la copia della liberatoria rilasciata all’azienda, o un eventuale accordo siglato con l’altro coniuge riguardo a tale accredito.

    Per un creditore, quindi, è sempre preferibile seppur la restituzione del debito sia più lunga, scegliere di pignorare lo stipendio del debitore, nella misura di un quinto, presso il datore di lavoro e/o ente erogatore in caso di pensione. Così facendo il pignoramento viene notificato al datore di lavoro invece che alla banca, garantendo al creditore di recuperare quanto dovuto.

    Come fare per verificare la situazione lavorativa del vostro debitore?

    Clipeo, grazie al servizio JOB, vi permette di rintracciare il posto di lavoro del vostro debitore. Tramite un’indagine mirata ad individuare sia l’attuale attività lavorativa di una persona fisica (alle dipendenze di terzi e/o autonoma), sia gli eventuali trattamenti pensionistici, vi garantisce una maggior tutela dei vostri interessi in caso di riscossione di un credito.

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  • Sicurezza su internet: quali accorgimenti è bene seguire per evitare di cadere vittima di truffe o raggiri online?

    sicurezza su internet

    In tema di sicurezza su internet, è risaputo che il web non sia un posto sicuro è un dato ormai assodato. Sono molte le truffe che circolano in rete e che coprono vari ambiti. Il problema principale riguarda la condivisione dei dati, non solo per i rischi legati allo spam e alla violazione della privacy, ma anche per il fatto che i nostri dati personali e informazioni private possono diventare strumenti di ricatto e di crimini di vario genere.

    Se è vero che è un posto poco sicuro, è anche vero che ad oggi bastano pochi e semplici accorgimenti per evitare di cadere vittima di truffe o raggiri online.

    Sicurezza su internet: ecco sette semplici accorgimenti per evitare truffe e raggiri online

    1) Controllate il sito su cui navigate

    Controllate la URL del sito. Se un indirizzo internet inizia con il suffisso https e ha l’icona di un lucchetto sulla barra degli indirizzi si tratta di un sito sicuro, certificato da un’autorità nazionale. Le informazioni che lascerete su questi siti non verranno captate da pirati informatici ma resteranno negli archivi del sito stesso.

    2) Non inviate i vostri documenti d’identità

    Fate molta attenzione e non fidatevi. Sono pochissimi i casi in cui è necessario inviare i documenti di identità (es. aperture conti correnti online).

    3) Non usate carte di credito

    La carta di credito è un metodo facile e veloce per pagare su internet ma si rischia di mettere allo scoperto il conto corrente. La scelta migliore per i pagamenti on line è la carta prepagata.

    4) Non diffondete i vostri dati anagrafici e il vostro numero di telefono privato

    Non divulgate mai le vostre informazioni di contatto, a meno che non sia strettamente necessario, vi porterà un gran numero di spam e di contatti non richiesti.

    5) Non rivelate troppo del vostro lavoro

    Fornire informazioni relative al proprio lavoro non è mai una buona idea. Senza saperlo si potrebbe violare la policy aziendale e il datore di lavoro potrebbe giustamente contestarvi questo comportamento. Eventuali malintenzionati poi, conoscendo la vostra occupazione potrebbero raggirarvi con finte offerte di lavoro.

    6) Non aprire gli allegati delle email

    Non aprite mai allegati di email da persone sconosciute, specie se si tratta di formati zippati o compressi. Molto spesso si tratta di virus. Dovete sempre leggere l’indirizzo email e il mittente della posta e accertarvi, attraverso i motori di ricerca, di chi si tratta.

    7) Disattivate la geolocalizzazione

    Quasi tutte le app che si installano sul telefonino hanno un sistema di geolocalizzazione: in poche parole sanno dove vi trovate e dove state andando. E’ bene disattivare questo dispositivo per evitare che chiunque possa conoscere i vostri spostamenti.

    Come tutelarsi da chi ci contatta con dubbie intenzioni?

    Se nonostante tutti questi accorgimenti, venite contattati da persone o aziende per offerte di lavoro, recupero crediti, offerte di promozioni o servizi ecc, l’unico modo per tutelarsi è cercare di informarsi su chi abbiamo di fronte. Clipeo, grazie al servizio RISK PROFILE, è in grado di fornirvi un quadro dettagliato su chi vi contatta, attraverso un’indagine mirata ad identificare gli aspetti personali e professionali della persona. Tutelatevi con Clipeo.

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  • Cyber bullismo: approvata la legge a tutela dei minori.

    Cyber bullismo

    L’approvazione definitiva alla Camera del testo “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo“, rappresenta un passo fondamentale verso la tutela dei minori, soprattutto con l’aumento dell’utilizzo di internet e dei social media da parte dei giovani.

    Cos’è il cyber bullismo?

    Si parla di cyber bullismo ogni volta che ci si trova di fronte ad atti di bullismo per via telematica. La legge ne da una definizione precisa: “il bullismo telematico è ogni forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, manipolazione, acquisizione o trattamento illecito di dati personali, realizzata per via telematica in danno di minori. Nonché la diffusione di contenuti online (anche relativi a un familiare) al preciso scopo di isolare il minore mediante un serio abuso, un attacco dannoso o la messa in ridicolo”.

    Perché una legge mirata ai minori?

    I motivi per cui ci si è focalizzati sulla tutela dei minori sono molteplici:

    1 – In primo luogo la legge si discosta dall’orientamento iniziale che prevedeva la sanzione penale, in questo caso probabilmente poco utile. La legge, infatti, circoscrive il raggio di azione ai minori privilegiando la prevenzione e gli interventi di carattere educativo.

    2 – In secondo luogo, definendo il bullismo telematico come una forma di pressione, denigrazione, ecc, ai danni del minore, si circoscrive l’ambito di tutela al mondo minorile, logicamente più indifeso, creando una corsia preferenziale nella gestione dei vari casi e accelerando così le pratiche di contrasto verso il bullismo sul web.

    3 –  Terzo, offre strumenti di protezione mirati ed efficaci, molto più veloci rispetto alla norma penale. Si prevede che il minore sopra i 14 anni di età, vittima di cyber bullismo, possa chiedere al gestore del sito internet o del social o al titolare del trattamento dei dati, di oscurare, rimuovere e bloccare i contenuti diffusi in rete a suo danno. Nel caso in cui questo non avvenga entro 48 ore, l’interessato e i suoi genitori, possono richiedere l’intervento del Garante della Privacy, che dovrà intervenire entro le successive 48 ore.

    4 – Quarto punto, si interviene sul piano educativo, rispetto ad un tema che coinvolge, sia come vittime che come carnefici, dei minori. Si prevede che, in ogni istituto, venga designato un professore che si occupi delle iniziative contro il cyber bullismo, che dovrà interagire con le forze dell’ordine, le associazione e i centri di aggregazione giovanili. Il preside poi, avrà il compito di avvisare tempestivamente le famiglie dei minori coinvolti e di attivare misure educative mirate.

    Importante sarà anche effettuare dei piani di formazione del personale scolastico, la promozione di un ruolo attivo degli studenti, la previsione di misure di sostegno e rieducazione dei soggetti coinvolti.

    Proprio per contrastare o arginare questo problema, è bene conoscere chi si ha di fronte. Sia che si parli di bullismo che di cyber bullismo, avere informazioni sui soggetti interessati e sui loro familiari può essere di grande aiuto per combattere ed evitare questi fenomeni.

    Come fare per avere un quadro nitido di chi avete di fronte?

    Se conoscere la persona che sta agendo a danno dei vostri cari non è così immediato, Clipeo vi fornisce un aiuto per capire chi avete di fronte. Grazie al servizio SCREENING potrete avere una visione approfondita sulle persone di cui necessitate informazioni, ottenendo un quadro chiaro e dettagliato della loro situazione. Tutelate i vostri cari con Clipeo.

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  • Come si possono evitare le truffe immobiliari?

    truffe immobiliari

    Vi è mai capitato di avere fretta di vendere un immobile, di abbassare il suo prezzo per favorirne l’acquisto e di essere contattati da un’agenzia immobiliare con un’offerta più alta del prezzo da voi richiesto?

    La sopravvalutazione di un immobile è sicuramente un campanello d’allarme nei confronti del mediatore o dell’agenzia che si propone di aiutarvi nella vendita. Spesso accade anche che l’agente voglia una provvigione molto alta e che la voglia, solo da voi, al compromesso.

    Il compromesso (detto anche contratto preliminare di compravendita) è un atto con il quale le parti promettono di concludere un futuro contratto (rogito notarile) e nel quale vengono riportate ed ampliate tutte le condizioni stabilite nella proposta d’acquisto.

    Anche se il codice civile stabilisce per il mediatore il diritto al compenso non al rogito notarile ma alla conclusione dell’affare, potreste essere di fronte ad un truffa, solitamente chiamata truffa del compromesso.

    Cos’è la truffa della provvigione al compromesso?

    Vediamo con un caso pratico cosa potrebbe accadere: volete mettere in vendita un immobile e avete fretta di concludere. Per questo motivo, dato il particolare momento del mercato immobiliare del nostro paese, unito alla già normale difficoltà di vendere un immobile, decidete di abbassare il prezzo (es. € 150.000) per avere più opportunità.

    A questo punto potreste venire contattati da un’agenzia immobiliare che, per mezzo di un suo Agente, vi riferisce di aver trovato un acquirente disposto a pagare l’immobile più del prezzo da voi proposto (es. € 250.000). Non vi domanda alcun anticipo ma vi chiede di firmare un impegno a pagargli una lauta percentuale al compromesso, diciamo il 5%.

    L’Agente e l’acquirente vengono a visitare l’immobile, viene stipulato il compromesso per la cifra precedentemente condivisa dall’Agente, € 250.000, e versamento di una caparra di € 10.000. Questa passa direttamente nella mani dell’Agente stesso, con l’aggiunta da parte vostra di € 2.500, per raggiungere il 5% della provvigione da corrispondergli. A questo punto l’acquirente sparisce e decide di non concludere l’affare.

    Vi trovate quindi ad aver pagato il compenso dovuto all’Agente senza aver guadagnato nulla, ma perdendo € 2.500 di tasca vostra.

    Se non avete soldi per pagare, l’Agenzia può citarvi in giudizio e vincere la causa perché la legge riconosce il diritto alla provvigione alla conclusione dell’affare e quindi al compromesso, non al rogito.

    Come difendersi da questa truffa?

    Il codice civile consente all’Agente di lucrare anche su un affare “inesistente” ed è per questa ragione che è ancora più importante seguire qualche semplice regola preventiva.

    1. controllo della P.IVA: verificate la  P.IVA tramite il portale delle Agenzie delle Entrate per avere la certezza dell’esistenza dell’azienda;

    2. controllate le referenze su Google. Questo strumento vi permette di avere varie informazioni sull’agenzia. Oltre a darvi la possibilità di verificare i suoi dati generali, vi fornirà i commenti e le considerazioni degli utenti che sono entrati in contatto con l’azienda stessa. L’esperienza di altre persone è sempre un mezzo preziosissimo per avere un’idea di chi abbiamo di fronte;

    3. verificate l’attendibilità del mediatore con cui siete in contatto attraverso una ricerca mirata su internet (Facebook, Linkedin, ecc);

    4. controllate che l’agente immobiliare che segue la vostra trattativa sia iscritto all’albo. L’iscrizione è consultabile attraverso il sito della camera di commercio. L’agente o mediatore ha l’obbligo di iscrizione al Rea ed al Registro delle Imprese. La mancata iscrizione fa decadere il diritto alla provvigione, che quindi non gli deve essere corrisposta;

    5. al momento di redigere l’accordo far inserire una clausola per cui il pagamento viene previsto all’effettivo incasso dell’intera cifra, quindi al rogito e non al compromesso. Potete anche stabilire che il compenso sia dovuto al compromesso ma solo su quanto incassato;

    6. controllate le generalità dell’acquirente attraverso una ricerca su internet. Il passaparola e la reputazione on-line possono essere molto utili per capire chi avete di fronte.

    Come essere sicuri di chi avete di fronte?

    Per scongiurare ogni possibile raggiro da parte dell’agenzia immobiliare, vera o presunta che sia, affidatevi a Clipeo. Grazie al servizio BASIC PLUS vi sarà possibile ottenere tutte le informazioni necessarie a determinare l’affidabilità del soggetto che vi sta assistendo, tutelando al meglio i vostri interessi economici e immobiliari.

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  • Stanco delle truffe informatiche? Scopri come tutelarti

    truffe informatiche

    Con l’avvento di Internet e della disponibilità di utilizzo della rete, si sono moltiplicate le modalità e le possibilità di truffa nei confronti degli utenti. Vi sarà capitato, soprattutto negli ultimi anni, di sentire parlare di phishing e truffe via mail.

    Cos’è il phishing?

    Con questo termine si identifica qualunque tentativo di frode messo in atto attraverso Internet, che ha come unico scopo quello di raccogliere informazioni riservate e sensibili, come per esempio: username, password, codici di accesso, numeri del conto corrente o dati della carta di credito. Il nome phishing deriva infatti dal termine inglese fishing che significa pescare.

    Per mettere in atto questo tentativo di frode, i malintenzionati che si avvalgono delle tecniche di phishing non utilizzano virus, spyware, malware o altre tipologie di software malevolo. Quello che fanno, invece, è analizzare le abitudini degli utenti al fine di carpirne informazioni potenzialmente utili.

    La tecnica più comune di un attacco di phishing consiste nell’inviare delle normali email, sotto forma di messaggi cosiddetti spam, ma con caratteristiche molto simili a quelle riscontrabili su siti web certificati, come ad esempio istituti bancari, istituti postali e servizi di pagamento online. Oltre a questa tecnica molto diffusa, ne esistono però diverse altre, meno frequenti, ma comunque efficaci. Per esempio lo spear phishing, l’invio di SMS ingannevoli e, talvolta, anche di semplici telefonate.

    Come funziona?

    Chi cerca di attaccare attraverso il phishing ricorre solitamente ad una serie di fasi prestabilite. La prima consiste nell’inviare, alle potenziali vittime, vari messaggi di posta elettronica contenenti informazioni, e a volte loghi, che sembrano in egual modo familiari, rassicuranti e invoglianti.

    I messaggi inviati, generalmente, sono di informazione verso l’utente, riguardo situazioni finte che potrebbero però realmente accadere. Per esempio, un tipico messaggio di phishing potrebbe riguardare:

    1. la scadenza di una password;

    2. l’accettazione dei cambiamenti delle condizioni contrattuali;

    3. il potenziale rinnovo della carta prepagata o della carta di credito (per esempio Postepay, CartaSi, Visa o MasterCard);

    4. la presenza di offerte di lavoro particolarmente interessanti;

    5. potenziali problemi inerenti accrediti, addebiti o trasferimenti di denaro su determinati conti online (tipo PayPal, MoneyGram o Western Union);

    6. la mancata, incompleta o errata presenza di informazioni, riguardanti Poste italiane e/o gli account di Google, Facebook o Twitter;

    7. altri usuali avvenimenti del genere.

    Una volta catturata l’attenzione dell’utente, tramite un allegato o un link ipertestuale, sarà facile portare la vittima ad un sito internet, il più possibile simile all’originale, con la speranza che l’utente inserisca le sue credenziali di accesso. In questo modo il phisher potrà così disporre delle credenziali del malcapitato e utilizzare tutti i dati ad esse collegati.

    Come difendersi dal phishing?

    Per difendervi da questa tecnica di truffa, è bene seguire alcuni semplici consigli:

    1. per prima cosa verificate sempre la provenienza del messaggio e leggetelo attentamente, eventuali errori dovrebbero già farvi scattare un campanello d’allarme;

    2. non cliccate mai sui collegamenti contenuti nel testo e non scaricate o aprite gli allegati;

    3. controllate sempre la URL del sito che compare nella barra degli indirizzi del vostro browser preferito;

    4. verificate periodicamente i movimenti del vostro conto e, se possibile, attivate il servizio di SMS alert, così da essere informati non appena avviene un movimento di denaro sul vostro conto;

    5. bloccate subito eventuali movimenti sospetti e non accettate mai la riscossione di pagamenti di cui non conoscete l’origine, potreste altrimenti essere accusati di riciclaggio e passare dalla parte del torto;

    6. se notate la presenza di messaggi sospetti, evidenziateli come spam, così che il proprietario del servizio di posta ne venga a conoscenza e si possa fare una denuncia agli organi competenti.

    Una tutela contro le truffe online

    Per una maggior tutela verso potenziali truffatori che si mettono in contatto con voi Clipeo offre un servizio mirato e funzionale a scoprire chi avete di fronte. Con RISK PROFILE infatti, potrete avere un resoconto dettagliato della persona o della fantomatica azienda che vi ha contattato, evitando così di cadere vittime di raggiri ben articolati. Tutelatevi con Clipeo.

  • Scopri come valutare l’affidabilità del lavoratore!

    Navigando su internet o nella vostra casella e-mail, vi sarà capitato di imbattervi in offerte di prestazioni varie da parte di professionisti e/o aziende dei più svariati settori.

    L’utilizzo del web e la facilità di accedervi direttamente dal proprio telefono tramite app hanno reso sempre più comoda e facile l’interazione tra domanda e offerta, portando però anche una serie di problematiche legate alla poca trasparenza della rete.

    Pro e contro di internet

    Sono molti i siti dedicati che fanno da intermediari per questo tipo di offerte, ma spesso non si prendono la responsabilità della correttezza delle aziende che pubblicizzano.

    Se da un lato infatti è molto più comodo e veloce trovare ciò di cui si ha bisogno, dall’altro è molto più facile cadere in truffe da parte di finte aziende o professionisti che, non essendo controllati, possono approfittarne per mettere in atto veri e propri raggiri.

    Le offerte pubblicizzate sono per le prestazioni più varie: parrucchieri, estetiste, consulenti di vario genere, dentisti, ecc. Spesso gli annunci vengono inseriti in appositi portali e “venduti” tramite dei coupon con sconti per invogliare all’acquisto; altre volte arrivano direttamente alla vostra mail da soggetti con un nome e cognome o da vere e proprie aziende.

    Come fare per capire se possiamo fidarci di ciò che ci viene proposto o se invece stiamo per essere truffati?

    I passi più semplici da fare sono quelli di verificare le informazioni di base. Per esempio quando è un’azienda a proporvi dei sevizi o un privato che lavora per essa, la prima cosa da fare è verificare la ragione sociale e la Partita IVA dell’azienda stessa.

    Per accertarsi della reale esistenza dell’impresa in questione attraverso la Partita IVA, basta andare sul sito dell’Agenzia delle Entrate e seguire l’iter specificato: così facendo in pochi minuti potrete ottenere le informazioni che desiderate.

    Nel caso di una consulenza da un professionista invece, ci si può accertare che sia realmente iscritto all’albo o ordine di settore. Molte volte, infatti, vi sarà capitato di sentire parlare di pazienti operati da “finti” dentisti, o di persone che si sono affidate a “falsi” commercialisti.

    Questo tipo di professioni, come tante altre, sono regolamentate da appositi albi ed ordini di settore, a cui tutti i professionisti devono essere iscritti per poter esercitare. La consultazione degli ordini di categoria può avvenire molto facilmente da internet, digitando nome e cognome della persona che state cercando.

    Nel caso in cui, per il tipo di professione, la persona non sia identificabile in questo modo, fare una ricerca sui principali motori di ricerca potrà essere un buon modo per sapere chi avete di fronte.

    Le valutazioni degli utenti, il passaparola e i feedback di esperienza sono infatti il modo più veloce per farsi un’idea su ciò che vi interessa sapere.

    Come tutelarsi ed evitare di cadere in un raggiro?

    Se è vero che la rete ci offre la possibilità di avere risposte in modo facile e veloce, è altrettanto vero che valutarne la veridicità e attendibilità non è così scontato. Come tutelarsi quindi?

    Il servizio RISK PROFILE di Clipeo, vi offre un’indagine approfondita e dettagliata sulla situazione del vostro potenziale fornitore, fornendovi informazioni su eventuali protesti, pregiudizievoli, fallimenti e procedure delle imprese ad esso collegate, in modo da garantirvi una maggior tutela verso spiacevoli situazioni.

  • Come scoprire i cosiddetti “furbetti del cartellino”

    Spesso, soprattutto negli ultimi mesi, si è sentito parlare di assenteismo e di uso improprio di permessi retribuiti.

    Per assenteismo si intende la mancanza di un lavoratore dal luogo di lavoro, per un tempo più o meno prolungato, per propria volontà o per cause non giustificate.

    Sia in ambito aziendale che nella pubblica amministrazione questo fenomeno sta sempre più aumentando. I cosiddetti “furbetti del cartellino” vengono cosi chiamati per l’ abitudine di timbrare la propria presenza al lavoro, per poi uscire abbandonando il proprio posto.

    Una truffa che danneggia la collettività

    Come si può ben capire questo fenomeno porta con sé spiacevoli epiloghi per l’azienda stessa, che si vede “privata” della forza lavoro di cui paga comunque la retribuzione. Le conseguenze economiche, di immagine e di efficienza del lavoro che si ripercuotono sull’azienda sono quindi molto pesanti.

    Molto simile a questo problema sono gli abusi, da parte del lavoratore, dei permessi retribuiti. In particolare i permessi ex legge 104, disciplinati dalla legge 104/92, consistono nella possibilità per il lavoratore che ha un familiare affetto da disabilità di fruire di appositi permessi retribuiti destinati ad assistenza e cura del disabile. I titolari dei diritti derivanti dalla legge 104 (che può essere estesa anche ai conviventi) possono usufruire anche di varie agevolazioni, come l’acquisto agevolato di autovetture, e di detrazioni per l’abbattimento di barriere architettoniche.

    Non sono rari però i casi di lavoratori che si avvalgono di questi permessi retribuiti e a carico dell’Inps, per motivi diversi dalla finalità principale stabilita dalla legge. I dipendenti diventano cosi veri e propri assenteisti seriali.

    L’abuso dei permessi retribuiti per l’assistenza di un familiare disabile si concretizza quando durante le ore di assenza da lavoro si svolgono mansioni diverse a quelle necessarie per l’assistenza del disabile.

    Questo non vuol dire che il lavoratore non si possa spostare da casa o che i permessi ex legge 104 siano fruibili solo per scopi strettamente legati alle cure mediche, ma che nel caso in cui le ore di permesso retribuito siano utilizzate per motivi totalmente estranei all’assistenza del disabile (per esempio con una seconda attività lavorativa saltuaria), si tratterebbe di una vera e propria frode, punita con le relative sanzioni.

    Gli strumenti per la tua difesa

    Il datore di lavoro che venisse a conoscenza di una situazione riconducibile a quanto detto può applicare le sanzioni previste per l’uso improprio di questo tipo di permessi che, venendo meno il vincolo fiduciario tra datore di lavoro e dipendente, comportano il licenziamento per giusta causa e senza preavviso.

    Risulta chiaro che la frode lesiva avviene anche nei confronti dell’Inps e dell’intera collettività, in quanto questi permessi sono rimborsati a livello statale.

    Ma come fare per tutelarsi da lavoratori poco corretti? Come verificare se siamo di fronte a casi di assenteismo o utilizzo improprio di permessi specifici?

    Clipeo, grazie ai servizi JOB e JOBANK, ti aiuta a verificare la reale situazione lavorativa, gli eventuali emolumenti percepiti e/o partecipazioni imprenditoriali del tuo collaboratore, garantendo una maggior tutela dei tuoi interessi.