Le motivazioni per cui un datore di lavoro può arrivare al licenziamento di un suo dipendente sono molteplici. Una di queste è, senza ombra di dubbio, il verificarsi di furti in azienda anche se di piccola entità. Non importa infatti quanto sia il valore del bene sottratto: il furto costituisce sempre e comunque una giusta causa per il licenziamento, che può avvenire in tronco e senza preavviso.
Quello che conta è il venire meno del rapporto di fiducia tra dipendente e datore di lavoro, e questo comporta la scorrettezza dell’ esecuzione dell’attività lavorativa. A chiarire questo aspetto è la Cassazione.
Come si applica la sentenza?
La Corte specifica che il licenziamento deve essere sempre l’ultima misura a cui ricorrere, quando ogni altro tipo di sanzione è stata inefficace o non risulti sufficientemente adeguata alla gravità della violazione.
La valutazione della proporzionalità dell’atto commesso, rispetto alla pena applicata, si basa sulle ripercussioni che questa condotta può portare al rapporto di lavoro e al futuro proseguimento dello stesso. Non è quindi il valore del bene rubato che determina il licenziamento, quanto invece il comportamento in sé, che denota il poco rispetto per l’azienda, la bassa moralità, l’inosservanza delle regole e delle leggi.
Oltretutto chi ruba una volta potrebbe farlo di nuovo e quindi viene meno il rapporto di fiducia tra le parti che, anzi, nel caso del datore di lavoro, potrebbe trasformarsi in un costante sospetto verso il dipendente.
Quando può scattare il licenziamento per giusta causa?
Per far scattare il licenziamento quindi bastano furti anche di scarso valore. In passato, per esempio, è stato ritenuto legittimo il licenziamento per uso improprio della carta carburante per spostamenti personali, trattandosi comunque di risorse del datore di lavoro.
Quando parliamo di furti, non si intende solo la privazione di oggetti, materiali aziendali o denaro. Ci sono diversi comportamenti che vengono considerati come sleali e che rientrano nel “rubare” all’azienda, oltre al furto vero e proprio, vediamo quali sono:
1- La concorrenza sleale
Il dipendente risulta infedele verso l’azienda quando, per propri interessi o per conto di terzi che siano in concorrenza con la stessa, divulga notizie che riguardano i metodi di produzione o notizie riguardo l’organizzazione interna dell’azienda, effettuando un vero e proprio furto di dati sensibili.
2 – La sicurezza informatica
Tra i comportamenti che possono portare ad un licenziamento c’è anche la violazione delle norme di sicurezza. Questo tipo di illecito si verifica, per esempio, se un dipendente consente ad un terzo non autorizzato di utilizzare la sua postazione di lavoro e di accedere ad aree riservate con le proprie credenziali. In questo caso potrebbe verificarsi oltre alla violazione della privacy aziendale anche il furto di informazioni sensibili.
I giudici ribadiscono comunque che la tenuità del danno subito dal datore di lavoro non è sufficiente ad escludere la lesione del rapporto di fiducia su cui si fonda il rapporto lavorativo. Per questo si parla di giusta causa di licenziamento, da non confondersi con il giustificato motivo oggettivo. Infatti, se il secondo caso viene sempre anticipato dal preavviso, vista la minor gravità dell’illecito, nel primo caso la condotta viene ritenuta fondamentale e quindi implica il licenziamento in tronco.
Come evitare di trovarsi in queste situazioni, e avere dipendenti corretti di cui potersi fidare?
Per evitare o ridurre la probabilità di avere dipendenti poco corretti e dediti ad atti che violano la fiducia lavorativa, è possibile effettuare un’ indagine preventiva su chi avete di fronte. Grazie al servizio SCREENING di Clipeo è possibile avere una fotografia nitida e dettagliata della persona che state per assumere o che lavora già per voi, così da farvi un’idea più accurata della persona con cui collaborate.