Lavoro

Cosa si rischia se si falsifica il Curriculum

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Mentire sul proprio Curriculum Vitae è un reato: chi falsifica le informazioni inserite può essere accusato di truffa e licenziato dal datore di lavoro.

Creare un curriculum falso e diffonderlo non è cosa da poco, anzi, si tratta di un vero e proprio reato e precisamente di una truffa nei confronti del proprio datore di lavoro. Nonostante ciò, in molti, sottovalutando le conseguenze nel falsificare i propri dati, spesso mentono sul voto di laurea, sulle conoscenze linguistiche o sulle esperienze lavorative, pensando dunque di non mettere in atto un comportamento così grave.

La Corte di Cassazione si è espressa più volte in merito alla questione, confermando la gravità della condotta e legittimando licenziamenti e sanzioni disciplinari nei confronti dei cosiddetti ‘furbetti’. Falsificare il proprio Curriculum costituisce un vero e proprio reato e dunque non è mai lecito dichiarare competenze che non si possiedono. Si rischiano quindi il licenziamento, una sanzione disciplinare e la reclusione fino a 3 anni con una multa di 2 mila euro. Tali reati vanno a configurarsi come ‘reati di truffa’ secondo l’Art. 640 del Codice Penale.

Il Tribunale di Trapani in una recente sentenza ha dichiarato che è legittimo licenziare un candidato che dichiara il falso sul titolo di studio. Con la sentenza n. 522 del 02.10.2019 afferma che la candidatura da parte di un lavoratore per una posizione per la quale non possiede i requisiti richiesti implica l’accettazione da parte del medesimo del rischio della perdita del posto di lavoro senza poter far valere i rimedi risarcitori previsti dalla legge.

Ma esaminiamo i fatti.

Una società di Diritto Pubblico, circa due anni fa, pubblica un annuncio su Linkedin per una posizione da Direttore Generale e indica nello stesso una serie di requisiti necessari per l’assunzione; tra questi rientrano il possesso di una laurea magistrale in ingegneria, economia o giurisprudenza, oltre che la frequentazione di master o corsi di specializzazione nel settore.

Il lavoratore in questione, pur essendo laureato in lingue, invia comunque la propria candidatura, allega il suo Curriculum, ma sottoscrive un’ulteriore autocertificazione circa il possesso dei requisiti necessari per partecipare alla selezione. Dopo aver superato la selezione il soggetto firma con la società un contratto a tempo determinato della durata di 3 anni.

La società dopo pochi mesi si accorge della mancanza del dipendente e lo licenzia in tronco.

Il lavoratore decide, dunque, di impugnare il licenziamento chiedendo il risarcimento dei danni subiti pari alle retribuzioni che avrebbe dovuto ricevere nei tre anni oltre alle spese sostenute per il trasloco.

Il Tribunale di Trapani rileva innanzitutto, in via preliminare, che chi partecipa ad una selezione sapendo di non aver i requisiti accetta sia il rischio di non essere selezionato che quello di perdere il posto di lavoro a causa della propria condotta messa in atto, a parere dei giudici competenti, in mala fede.

Dopo aver esaminato attentamente i fatti il Giudice stabilisce che il lavoratore in oggetto non ha diritto ad alcun risarcimento del danno conseguente al licenziamento in quanto egli, sapendo di non avere i titoli necessari per partecipare alla selezione, avrebbe dovuto mettere in conto il rischio di non superare la selezione. Non può dunque avanzare nessuna pretesa risarcitoria in quanto l’intero danno lamentato è scaturito da una sua condotta che, sebbene non illegittima, rappresenta comunque una violazione del dovere di correttezza e buona fede durante le trattative.

Il Tribunale di Trapani, quindi, decide di rigettare il ricorso presentato dal lavoratore in quanto dichiara che quest’ultimo non ha agito secondo buona fede, pur non avendo falsificato i dati sul suo Curriculum, e non ha diritto a nessun risarcimento del danno. Se dunque il manager ha subito un danno con il licenziamento, è anche vero che questo danno è effetto della sua condotta ‘colposa’.

Ma un datore di lavoro cosa può fare per evitare di incorrere in casi simili e per conoscere preventivamente la persona che si trova di fronte?

Se si ha la necessità di assumere una persona è importante avere fin da subito il quadro completo della situazione. Il servizio Screening di Clipeo è un’indagine scrupolosa e accurata che permette di avere un quadro completo del candidato/a verificandone il background professionale al fine di prevenire il più possibile il rischio di affidarsi alla persona sbagliata.

Fonte: L’Avvenire/Clipeo

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  • Riscontro sull’attività lavorativa svolta arricchito da elementi reddituali, verifica delle precedenti attività lavorative
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