La tentazione di mentire sul curriculum: perché non è mai una strategia vincente
Trovare lavoro può essere davvero difficile di questi tempi: la concorrenza agguerrita, competenze che vanno affinandosi sempre di più e una sostanziale modifica del mercato del lavoro, sia a livello nazionale che internazionale, hanno reso la ricerca di lavoro essa stessa un lavoro.
Nonostante costruire un cv di qualità e ben scritto sia fondamentale per presentarsi al meglio, pur di fare bella figura si potrebbe essere tentati di gonfiare le proprie competenze senza pensare alle conseguenze delle proprie azioni. In questo articolo ti spieghiamo perché mentire sul curriculum non è una strategia vincente e le conseguenze che può avere sul breve e sul lungo periodo.
Perché si scrivono bugie sul proprio curriculum?
Poiché il mercato del lavoro è estremamente concorrenziale, il motivo per cui si mente è solitamente legato alla volontà da parte dei candidati di spiccare sugli altri. In special modo quando ci si candida per il lavoro dei propri sogni e si tratta di una posizione molto ambita, gonfiare il proprio curriculum può sembrare un modo per fare una migliore impressione sui datori di lavoro rispetto ad altri candidati. Mentire sul proprio cv non vuol dire necessariamente essere insicuri sulle proprie competenze ma si classifica più come desiderio di raggiungere i propri obiettivi senza se e senza ma, incuranti delle conseguenze che certe azioni possono avere a diversi livelli.
Le 5 bugie più diffuse
Qualsiasi rapporto di lavoro si basa sulla sincerità, sulla fiducia e sulla trasparenza. È quindi importante iniziare subito con il piede giusto, sin dal momento in cui si scrive il curriculum. Vediamo come resistere alla tentazione di mentire sul curriculum, partendo dalle bugie più diffuse:
1. Mentire sulla posizione lavorativa attuale, spesso esagerando il proprio ruolo all’interno dell’azienda. Questo può essere rilevato durante un colloquio e minare la fiducia del recruiter.
2. Mentire sullo stipendio attuale, cercando di gonfiare la cifra. Le risorse umane possono facilmente verificarlo, quindi è meglio essere onesti e negoziare condizioni migliori durante il colloquio.
3. Mentire sulle competenze linguistiche, come l’inglese. Questa è una delle bugie più comuni nei curriculum, ma i recruiter spesso sono competenti nelle lingue e possono smascherare la menzogna.
4. Mentire sui titoli di studio, qualifiche e certificati. Questo è rischioso poiché queste informazioni possono essere verificate in modo agevole nell’era digitale. È meglio essere sinceri e cercare di migliorare il proprio percorso formativo.
5. Mentire sugli interessi personali, che potrebbero sembrare meno rilevanti, ma in realtà vengono considerati dai recruiter. È importante menzionare interessi pertinenti per la posizione desiderata.
Mentire sul cv: cosa dice la legge
Molti sottovalutano le conseguenze delle menzogne presenti nei loro curriculum. In realtà, la falsificazione delle informazioni in un CV può comportare gravi implicazioni, le quali variano in base alla natura del rapporto lavorativo, sia esso pubblico o privato.
Per esempio, nel caso di un concorso pubblico, la violazione delle normative attraverso la presentazione di informazioni false può portare a sanzioni severe, compresa una potenziale pena detentiva di fino a due anni, come stabilito nella sentenza della Corte Suprema n. 15535/2008. Questo costituirebbe un reato di falsità ideologica in atto pubblico, inoltre, ai sensi dell’articolo 496 del Codice di procedura penale, si potrebbe essere accusati di false dichiarazioni relative all’identità o alle qualifiche personali.
Nel caso in cui il datore di lavoro sia un’entità privata, la menzogna nel curriculum non solo può comportare un licenziamento immediato per giusta causa, ma anche innescare un processo legale per richiedere risarcimenti e il rimborso di tutti i salari precedentemente erogati.
Per quanto riguarda i professionisti, si potrebbe essere soggetti a provvedimenti disciplinari per violazione dei principi deontologici da parte dell’ordine professionale alle quali si è iscritti.
Ma un datore di lavoro cosa può fare per evitare di incorrere in casi simili e per conoscere preventivamente la persona che si trova di fronte?
Se si ha la necessità di assumere una persona è importante avere fin da subito il quadro completo della situazione. Il servizio Screening di Clipeo è un’indagine scrupolosa e accurata che permette di avere un quadro completo del candidato/a verificandone il background professionale al fine di prevenire il più possibile il rischio di affidarsi alla persona sbagliata.
Fonte: Indeed