Azione revocatoria e simulazione di atti: quando il debitore si finge povero
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Nel mondo del recupero crediti, non è raro che un debitore, persona fisica o società, tenti di sottrarsi al pagamento dei propri debiti attraverso atti di disposizione patrimoniale solo apparentemente legittimi.
Vendite simulate, donazioni sospette, cessioni a familiari o a società “satellite”: tutte strategie che mirano a rendere più difficile l’azione esecutiva del creditore.
L’ordinamento, tuttavia, offre strumenti di tutela efficaci: tra questi, l’azione revocatoria ordinaria, disciplinata dall’art. 2901 del codice civile.
Cos’è l’azione revocatoria ordinaria
L’azione revocatoria è un rimedio che consente al creditore di far dichiarare inefficaci nei propri confronti gli atti con cui il debitore ha diminuito la propria garanzia patrimoniale.
Il principio di fondo è chiaro: il debitore risponde delle proprie obbligazioni con tutti i suoi beni presenti e futuri (art. 2740 c.c.).
Se egli compie atti che riducono il patrimonio aggredibile, ad esempio vendendo un immobile al coniuge o donando un terreno al figlio, il creditore può chiedere al giudice di “revocare” quell’atto, cioè di renderlo inefficace ai suoi fini esecutivi.
Perché l’azione sia accolta, la giurisprudenza richiede due elementi fondamentali:
- L’eventus damni, cioè il pregiudizio arrecato alle ragioni del creditore;
- Il consilium fraudis, ossia la consapevolezza del debitore (e, in certi casi, del terzo) di arrecare danno alle ragioni creditorie.
Vendite simulate e atti di spoliazione
Uno dei casi più diffusi è la simulazione di vendita.
Il debitore finge di alienare un bene a un familiare o a un soggetto compiacente, spesso per un prezzo irrisorio o mai effettivamente corrisposto. In realtà, il bene resta nella sua disponibilità di fatto, ma formalmente risulta intestato a un altro.
In altri casi, si ricorre a donazioni, conferimenti in società, costituzione di trust o trasferimenti a persone giuridiche di comodo: tutti strumenti che, seppur formalmente leciti, possono celare un disegno fraudolento.
La Corte di Cassazione ha più volte ribadito che la simulazione può essere provata anche per presunzioni, purché gravi, precise e concordanti. Ad esempio, è significativo il rapporto di parentela tra debitore e acquirente, la mancanza di pagamento del prezzo, la permanenza del bene nella disponibilità del venditore o l’assenza di una reale causa economica dell’operazione.
Come si dimostra la frode ai creditori
Per agire con successo in revocatoria, l’avvocato del creditore deve costruire un quadro probatorio solido.
Le prove documentali e patrimoniali sono decisive: visure immobiliari e camerali, analisi dei rapporti familiari e societari, verifica dei movimenti economici sospetti e delle variazioni nel patrimonio del debitore.
Tutti elementi che spesso emergono solo grazie a un’attività di indagine patrimoniale completa, in grado di evidenziare legami occulti e atti di spoliazione pianificati.
Un’indagine ben fatta permette di:
- individuare i beni alienati o trasferiti poco prima o subito dopo la nascita del credito;
- ricostruire la catena dei passaggi di proprietà;
- dimostrare l’assenza di una reale controprestazione economica;
- collegare l’atto di disposizione a una strategia di occultamento patrimoniale.
La tempistica è tutto
L’azione revocatoria ordinaria è soggetta a un termine di prescrizione quinquennale, che decorre dalla data dell’atto di disposizione.
Agire tempestivamente è quindi essenziale: ogni mese di ritardo può significare la perdita della possibilità di colpire un bene ormai “coperto” da atti fraudolenti.
Per questo, nella pratica, è fondamentale che l’avvocato disponga fin dall’inizio di un quadro informativo aggiornato, che consenta di valutare la convenienza e la fattibilità dell’azione.
Come difendersi dai “finti nullatenenti”
Nel linguaggio forense si parla spesso di debitori “fantasma” o “finti nullatenenti”: soggetti che, pur avendo disponibilità economiche reali, le celano dietro intestazioni fittizie o società schermo.
Riconoscerli non è facile, ma gli strumenti informativi e investigativi oggi a disposizione permettono di ricostruire con precisione la situazione patrimoniale e reddituale effettiva, anche attraverso analisi incrociate di dati pubblici e riscontri investigati.
L’obiettivo non è solo quello di “trovare beni da pignorare”, ma di fornire al professionista un vantaggio processuale: poter decidere se, come e dove agire, con consapevolezza e senza disperdere risorse.
Clipeo – Conoscere per agire
Nel contesto del recupero crediti, l’informazione patrimoniale è la base di ogni strategia efficace.
Sapere se un debitore ha realmente alienato i propri beni, se l’atto è solo simulato o se dietro vi è una società di comodo, può determinare la riuscita o meno di un’azione legale.
La legge fornisce gli strumenti per reagire alla frode, ma è l’indagine accurata che rende possibile utilizzarli nel modo giusto.
Clipeo, la piattaforma online di BD Business Defence è in grado di supportare il creditore nella delicata fase del reperimento di informazioni, con servizi differenziati a seconda delle specifiche esigenze, e fornire al legale le basi probatorie per un’azione efficace.
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